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DUOMO SAN MICHELE ARCANGELO

“Pala di Giambattista Tiepolo raffigurante Il Miracolo di S. Antonio che riattacca il piede ad un giovane”

Sta accadendo qualcosa di importante a Mirano. Non è ancora così evidente ma se si seguono le tracce si può iniziare a sapere di cosa si tratta allora andiamo a scoprirlo. La prima traccia la troviamo entrando nel Duomo, nel terzo altare di destra troviamo una nicchia, vuota! Si vedono i mattoni, le cornici le colonne e le trabeazioni di marmo ma manca l’attore principale. La Pala del Miracolo di Sant’Antonio che riattacca il piede ad un giovane di Giovanbattista Tiepolo. Ma come mai si trova a Mirano una pala di questo importante autore del’700 veneziano famoso in tutta Europa? Arte e fede nella terra dei Tiepolo. Giambattista Tiepolo è stato il più grande pittore veneziano del '700 che ha riportato ai fasti cinquecenteschi la scuola pittorica veneziana. Le sue opere, tele e affreschi sono presenti in molte chiese, palazzi e musei in Italia e all’estero, in particolare in Germania e Spagna. Il miranese è un luogo iconico per la famiglia Tiepolo: qui hanno avuto residenza e ha operato il figlio Giandomenico, anch’esso pittore. Il duo artistico padre e figlio, definito dal critico d’arte veneziano Marcello Colusso “premiata ditta Tiepolo”, ha caratterizzato artisticamente il territorio con opere pregevoli, donandogli lo stile inconfondibile di un'epoca e ponendolo artisticamente in connessione con i grandi centri europei dell’arte tiepolesca. Tutto questo fa di quest’opera uno dei più significativi sedimi artistici del nostro territorio e non solo. Ma allora, dov’è questa famosa Pala? Racconta la storia che 50 anni fa, nel lontano 1973 vicini al Natale, l’altare appariva come oggi, la tela era sparita e i segni di scasso alle porte del Duomo avevano subito indicato che era avvenuto un clamoroso furto!

Per fortuna non è questo il nostro caso di adesso, quella volta i fedeli e i cittadini indignati di quanto successo hanno chiesto a gran voce alle autorità di recuperare il dipinto e di riportarlo nella sua casa. Questo avvenne subito dopo pochi giorni, fu trovato abbandonato sulla greppia di una stalla, come nella casa di Betlemme. No, oggi non sta succedendo questo ma il dipinto, anche se già restaurato una volta, non era più lo stesso dopo molto tempo il nerofumo delle candele, la polvere e le alterazioni delle vernici, a suo tempo stese, avevano opacizzato i colori e così questi sparivano e con loro la scenografia, i volti dei personaggi non erano più espressivi, i loro abiti non avevano più le pieghe fluide e tutto era avvolto in una nuvola marrone che nascondeva ogni narrazione e cosa. Non si rendeva più merito alla bellezza del quadro ed al genio che l’aveva dipinto. Seguiamo la seconda traccia. Avviciniamoci un po’ di più all’altare e scopriamo che sulla nicchia è stata posta una riproduzione fotografica gigante e a lato è stato posizionato un poster. E cosa ci dice il poster? Che anche i quadri ogni tanto devono rimettersi in forma, devono fare un passaggio al “wellness” specialistico che per loro si trova nei laboratori di restauro. E così il nostro è sceso dalla sua cornice e ha intrapreso il viaggio che dopo l’accurato intervento da parte di un laboratorio specializzato e seguito in ogni fase dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e dalla Direzione dell’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici diretto dallo storico dell’arte don Paolo Barbisan tornerà a casa nel suo splendore per la venerazione dei molti fedeli del culto del Santo taumaturgico, dei miracoli, e l’ammirazione di quanti raggiungono Mirano e visitano i suoi tesori. Il restauro della pala che ci ridonerà il quadro nei colori vivi e la giusta lettura del pathos dei personaggi è anche un’occasione per riconoscere il patrimonio che possediamo, valorizzarlo per la sua importanza, rispolverare la memoria e tramandare ai nostri ragazzi e ragazze questa conoscenza che racconta anche la nostra storia, e farlo proprio per renderli responsabili nel tramandare alle generazioni che seguiranno questo patrimonio di bellezza, di cultura e di fede.

Giovanbattista Tiepolo è stato il più grande pittore di pale e affreschi del '700 che ha riportato la scuola pittorica veneziana ai fasti cinquecenteschi. Le sue opere sono presenti in molte chiese, palazzi e musei in Italia ed in molti altri paesi in particolare in Germania e Spagna. Esso si avvaleva della collaborazione dei figli Giandomenico e Lorenzo, con i quali realizzava le grandi opere e in questo territorio avevano residenza nella villa di campagna. In particolare, la villa è stata abitata dal figlio Giandomenico, di ritorno dalla Spagna dopo la morte del padre e qui ha espresso molta della sua arte con una impronta personale affrescando ogni parete della dimora. Il miranese, quindi, è un luogo iconico per questi artisti tanto che Il binomio padre e figlio è diventato anche un marchio turistico-culturale, a sottolineare il profondo legame tra il territorio e la famosa famiglia di artisti, la “premiata ditta Tiepolo”, come l’ha felicemente definita il critico d’arte veneziano Marcello Colusso. La loro presenza ha caratterizzato artisticamente queste terre con opere pregevoli donando lo stile inconfondibile di un'epoca. Fra le opere dei due artisti, sia di carattere religioso che celebrativo e sociale, di particolare riguardo, è la pala del “Miracolo di sant’Antonio che riattacca il piede ad un giovane” dipinto da Giovanbattista verso il 1754 prima della partenza per la corte di Spagna. L'episodio narrato nella tela riguarda un giovane che, pentito per aver dato un calcio alla propria madre, si tagliò il piede per punirsi, fraintendendo un consiglio dato da sant'Antonio, ma grazie all'intervento del santo ebbe il piede risanato e il peccato perdonato. L'opera attualmente è in uno stato di conservazione discreto per la struttura e il supporto della pittura ma altresì in uno stato precario, per l'accumulo di depositi e sedimenti polverosi, tale da compromettere la corretta fruizione della vista dei colori degli incarnati, delle vesti, nei particolari del drappeggio delle stesse, delle architetture e negli sfumati del cielo punti di forza dell'artista, e pregio notevole dell'opera.

Giulio Regazzo